Oggi faremo un salto nel passato, indietro nel tempo di qualche secolo, quando sentire uno spettatore esclamare “Che bravo quell’attore! Che naturalezza! Nessun artificio, né superflua pomposità!” era davvero poco probabile!
Di solito, quando noi andiamo a teatro, è proprio la “naturalezza” la qualità che apprezziamo di più negli attori, perché ci fa percepire come più vero e realistico quello che accade sulla scena e quindi è più facile immedesimarci nei personaggi.
Ma non è sempre stato così.
Fino al Settecento lo stile di recitazione “naturale” veniva ammesso soltanto nella commedia, considerata un genere teatrale minore rispetto alla tragedia. Nel teatro tragico, invece, la recitazione era molto artefatta: l’attore incedeva solennemente fino al proscenio e declamava quasi immobile i suoi versi.
“Uff! Che noia!” Direte voi. In effetti non doveva essere molto entusiasmante assistere ad uno spettacolo del genere.
Intorno alla metà del ‘700, però, qualcosa (fortunatamente!) cambiò.
Il 19 ottobre 1741, in un teatro di Londra, il Goodman’s Fields Theatre, debuttò in scena, nei panni di Riccardo III, un giovane attore che sorprese tutti con il suo stile assolutamente nuovo e inconsueto rispetto alle convenzioni teatrali del tempo. Aveva solo ventitré anni e si chiamava David Garrick.
Il pubblico ne fu subito entusiasta. L’articolo pubblicato il giorno dopo sul Daily Post diceva che l’accoglienza del pubblico era stata “fra le più straordinarie che si siano viste in simili occasioni”. Il poeta Alexander Pope disse: “Quel giovanotto è senza uguali e non avrà mai rivali”.
La recitazione semplice e quasi familiare di Garrick, rinunciando alla solennità della declamazione che imperava nel teatro tragico, affascinava e trascinava il pubblico e soprattutto dava nuova linfa al teatro shakespeariano. James Quin, il più grande attore londinese del tempo, ne fu sorpreso e sconcertato al tempo stesso, tanto che disse: “Se questo giovanotto ha ragione, io e tutti gli altri attori abbiamo necessariamente torto”.
La novità dello stile di Garrick non riguardava soltanto il modo di recitare le battute, bensì l’interpretazione del personaggio nella sua interezza; ciò, naturalmente, cambiava anche il modo di stare sulla scena.
“Quando con lui sul palcoscenico vi sono tre o quattro attori, egli è attento a tutto ciò che viene detto e non lascia mai cadere il suo personaggio alla fine di una battuta per guardare con disprezzo un attore meno abile, per sputare fuor di luogo, o per lasciar vagare il suo sguardo da un capo all’altro del pubblico. Il gesto è in sintonia con la voce ed entrambi col personaggio che egli rappresenta.” ecco cosa scrive in proposito un critico del tempo.
Ormai la recitazione pomposa è proprio fuori moda. Difficilmente la vedrete andando a teatro… men che meno al nostro corso di teatro 😉 !
E a te? E’ mai capitato di pensare “Quanto è finto questo attore?” Se sì, condividi con noi la tua esperienza lasciando un commento.