Buongiorno Guys and Dolls!! Visto che oggi il musical ha una parte importante nel nostro articolo…
Oggi riportiamo un riassunto dell’incontro che i nostri associati e corsisti hanno avuto al Teatro delle Celebrazioni con gli Oblivion, prima della visione del loro spettacolo “La Bibbia rivista e scorretta“, in coincidenza con la nostra prima gita a teatro.
Prima di cominciare, però, vorrei ringraziare a nome di DiverTeatro i 5 performer, uno ad uno: Francesca, Graziana, Davide, Fabio e Lorenzo, che sono davvero stati accoglienti e molto simpatici e ci hanno dedicato un’ora del loro prezioso tempo prima di andare in scena!
Ecco, dunque, di seguito alcune delle domande e risposte discusse durante la nostra chiacchierata con la compagnia.
Perché il nome OBLIVION che significa “oblio”?
Viene dall’omonimo tango di piazzolla. Non c’entra nulla con quello che facciamo ed è assolutamente il primo nome che ci è venuto in mente. Pensavamo poi in caso di cambiarlo e invece così non è stato. La prima cosa che ha detto il nostro amato manager a riguardo, è stata “Ma che nome di merda avete!”, però ormai questo abbiamo e questo ci teniamo.
Come conciliate la vita privata (e la vostra amicizia) con la vita professionale? Come gestite eventuali discordanze?
La vita privata non esiste, nel senso che noi non facciamo esistere una vita privata negli Oblivion. Ci incontriamo esclusivamente per lavorare. Per provare o andare in scena. Poi una cordiale stretta di mano a fine serata e ognuno per la sua strada. Ogni tanto capita che dopo uno spettacolo ci ritroviamo piacevolmente a cena insieme, ma è un caso perché c’è un unico ristorante aperto a quell’ora tarda. E spesso qualcuno comunque mangia in camera.
Scherzi a parte, il processo creativo è una cosa molto lunga e quando un’idea non piace, si passa oltre e si continua a proporre idee fino a quando si torva l’idea più democristiana e accettata da tutti.
Sì, poi alla fine, anche se l’idea non ti piaceva all’inizio, per sfiancamento cedi e te la fai piacere!
La cosa bella è che essendo noi molto diversi come tipi di persone, per esperienza, provenienza geografica e avendo gusti diversi, quando un’idea esce fuori e viene definita come quella vincente, nel momento in cui va davanti ad un pubblico ha già passato il vaglio di 5 persone molto diverse e quindi è probabile che possa piacere anche ad un pubblico abbastanza eterogeneo. Questa è la parte positiva. La parte negativa sono ore in skype!
Com’è nata l’idea di questo spettacolo?
Dopo tutti i lavori che abbiamo fatto insieme, dopo avere creato un nostro linguaggio ben definito e avere creato tutte le nostre parodie, dopo l’esperienza del Juke Box che era un po’ il punto d’arrivo di un percorso molto lungo, sentivamo che era il momento di creare qualcosa di diverso, che potesse valere la pena tentare di fare uno scarto. Così abbiamo smesso di rompere le scatole agli autori e alle loro canzoni, senza prenderle in giro, cambiare le parole, prenderle a cazzotti… e abbiamo deciso di creare qualcosa in cui storia e musica fossero del tutto originali. Per noi è stato un cambio epocale nella nostra storia.
Qual è stata la cosa più difficile nel processo creativo di questo musical e quanto divertimento c’è in un lavoro del genere?
La cosa più difficile… Tutto!
Intanto è la prima volta per noi che ci approcciamo ad un lavoro del genere, per cui già capire da che parte cominciare non è stato semplice.
Prima abbiamo scelto il tema: la Bibbia. Abbiamo sempre pensato quindi che sarebbe stato il nostro ultimo spettacolo, perché su questo tema… scomodando diversi santi… ci avrebbero senz’altro osteggiato per il resto della nostra vita. Invece sta piacendo anche ai catechisti… per cui una delusione!
Tornando alle cose serie… Dopo avere scelto il tema, abbiamo costruito la storia, che non stiamo a spoilerare ora qui… E poi abbiamo pensato alla musica.
Scrivere uno spettacolo simile è stata un’operazione molto faticosa e poco divertente. Ci siamo dati una serie di regole “militari” perchè, secondo noi, è l’unico modo per portare avanti, da città differenti, un lavoro simile.
Il lavoro è stato veramente lungo, anche perché non raccoglieva eredità di niente, era una cosa davvero tutta nuova per noi. L’unica cosa che ci portavamo dietro era una grande conoscenza del genere musical e della Bibbia.
Diciamo che si passano diverse fasi: all’inizio è tutto un “Ah, cavolo, che bella idea!”. Poi iniziano le ricerche e la cosa comincia a diventare pesante, si viviseziona l’argomento fino alla morte. Poi sembra che non faccia più ridere niente. Poi lo fai sentire a chi non era coinvolto e “Che figata! Bellissimo!” e allora riparte l’entusiasmo e fai una settimana di lavoro intensivo, tutti insieme, e alla fine della settimana sei lì che dici “Wow, abbiamo uno spettacolo che è una bomba!”. Cominci le prove e all’improvviso di nuovo non ti fa più ridere niente. Niente. La platea vuota con solo il regista che prende le note, una desolazione infinita… Poi finalmente arriva la sera dell’anteprima con quattro gatti che ti vengono a vedere e loro ridono e allora pensi “Ah, allora funziona!”. Quindi ci sono varie fase nel processo creativo. E sono tutte utili, soprattutto quelle depressive… anche per i ristoratori che ci ospitano, perché poi è tutto un creme brulèe per tirarsi un po’ su.
Quindi non è sempre divertente preparare uno spettacolo del genere, però ti possiamo dire che deve divertirci, deve incontrare il nostro umorismo, anzi 5 umorismi diversi.
Bisogna essere matti stacanovisti come noi. Poi, potrebbe bastare anche meno, magari, ma non per noi! Sicuramente basta meno per fare una cosa bella, carina, fatta bene. Però noi abbiamo questa maledizione: cerchiamo di fare delle robe super dense… E quindi, vogliamo la bicicletta e pedaliamo!
E voi lettori avete visto lo spettacolo? Se sì, lasciate un commento con le vostre impressioni a riguardo!