Leggende che si autoalimentano da sempre rendono il teatro un posto magico, mistico per certi versi. Dove il falso diventa vero, nel luogo per antonomasia dove si dimentica chi si è per ritrovarsi ogni sera diversi, nel corso dei secoli sono nate (ed arrivate fino ad oggi) innumerevoli curiosità e aneddoti. Sveliamone alcuni.
Partiamo dal rosso fiammante che spadroneggia in tutti i teatri del mondo avvolgendo i grandi sipari e le poltroncine di velluto in platea. La scelta del velluto sembra appartenere niente di meno che a Wagner, convinto della capacità di questo tessuto di assorbire il suono dell’orchestra, eliminando così l’effetto eco.
Il colore rosso invece sembra sia stato scelto durante l’800, per evocare lusso e sfarzo, anche se c’è chi dissente. Il critico Georges Banu sostiene che il colore rosso rimandi piuttosto al vino e al sangue di Cristo, come il “sangue” versato in scena dagli eroi degli spettacoli.
Sempre parlando di colori, ce ne sono alcuni poco graditi, anzi addirittura apertamente vietati agli addetti ai lavori, a seconda del Paese. Da noi, nella bella Italia, mai (e dico mai) indossare qualcosa di viola a teatro.
Durante il Medioevo, in periodo di Quaresima, per volere della Chiesa era vietato mettere in scena opere teatrali. Quaranta giorni di fermo forzato erano una bella perdita per le compagnie teatrali, che non versavano in buone acque di per sé. Da qui la leggenda che “il viola porti sfortuna”, essendo il colore usato dai sacerdoti proprio durante la Quaresima.
Paese che vai, usanza che trovi. In Francia invece il colore sfortunato per le compagnie teatrali è il verde. Nel 1673, durante la sua ultima replica de Il malato immaginario, Molière era vestito di verde. Dopo un malore in scena il commediografo morì e, anche se la causa della morte fu imputata alla tubercolosi, da allora nei teatri francesi il verde è assolutamente sconsigliato.
In Spagna il colore “della vergogna” è il giallo e il motivo è legato alla tradizione culturale della corrida. Il giallo è il colore della parte interna del capote, il drappo del torero, l’ultimo che egli vedrebbe prima di morire in caso in cui il toro lo incorni.
In Inghilterra invece, il colore vietato è il blu. In passato, le stoffe di questo colore erano molto costose ma alcune compagnie, per assecondare i gusti del proprio pubblico, non badavano a spese andando poi in bancarotta per la spesa eccessiva.
Ma arriviamo al momento dello spettacolo. Sapevate che non si dice mai “buona fortuna” o “auguri” agli attori che devono andare in scena? Ogni forma augurale prima di uno spettacolo non è di buon auspicio. L’unica che fa eccezione è di origine anglosassone: “Break a leg!”, letteralmente “rompiti una gamba”. Non è un cattivo augurio, come si potrebbe pensare a prima vista, ma è legato alla speranza che lo spettacolo vada talmente bene da far rompere una gamba agli attori a furia di inchinarsi per ringraziare il pubblico per le ovazioni ricevute.
Sempre al successo dello spettacolo è legata un’altra leggenda: quella che impedisce di fischiettare. In passato i tecnici di scena, per comunicare tra loro dietro le quinte, usavano brevi fischi. Ma è risaputo che i fischi chiamano altri fischi, e se arrivano dal pubblico la frittata è fatta.
Sono innumerevoli le storie e le leggende che avvolgono di mistero e superstizione il teatro. Se volete conoscerne altre, seguite Diverteatro e non rimarrete delusi!