Da “Teatro Comunale” a “TCBO”: la storia del teatro lirico di Bologna!

Da “Teatro Comunale” a “TCBO”: la storia del teatro lirico di Bologna!

Non tutti sanno che sotto i portici di Piazza Verdi c’è un teatro: uno dei più importanti della città! Il Teatro Comunale di Bologna è uno dei teatri con l’acustica migliore in Europa, paragonabile alla Scala o al Semperoper di Dresda.

Dalle sue origini, è il teatro “pubblico” di una città che, in epoca barocca, ha ospitato le più grandi promesse della storia della musica! Oggi, lo stesso teatro dove Verdi sedeva in balconata per “spiare” la prima del suo concorrente, Wagner, viene pubblicizzato con l’hashtag #operahouse e chiamato, colloquialmente, sui social “TCBO”. Come si è evoluto il Teatro Comunale di Bologna?
Ecco tutta la sua storia…

 

La nascita

Il “terreno” dove ora sorge il Teatro Comunale, nel 1700, ero conosciuto come “Guasto Bentivolesco” (di cui ora è rimasto, appunto, solo “via del Guasto”).
Infatti, fino al 1507, in quel punto sorgeva il Palazzo Bentivoglio: una “domus aurea” bolognese, con i capitelli completamente rivestiti d’oro, che doveva manifestare la potenza e la ricchezza della famiglia Bentivoglio. Bellissima casa, insomma: peccato per i proprietari, poiché “Bentivoglio” era un nome ma non un presagio! Infatti, i Bentivoglio vollero così poco bene al popolo che riuscirono a farsi odiare da tutta la città. Una rivolta di furia popolare rase completamente al suolo l’enorme palazzo.

Al suo posto, sorse il Teatro Malvezzi. La scelta di far sorgere un teatro in quel punto non fu casuale: servì alla famiglia per ripristinare il benvolere del popolo. Ospitare una stagione teatrale, infatti, era come offrire un servizio pubblico al popolo: all’epoca non esisteva la televisione, l’intrattenimento dei media, o la discoteca (i balli erano solo per i ricchi). Quindi, regalare un teatro al popolo fu un tentativo della famiglia Bentivoglio di riappacificarsi con il popolo infuriato, e farsi volere più bene, appunto. E, all’epoca, il genere teatrale “popolare” per eccellenza era il melodramma, che poi si sarebbe evoluto nell’odierna opera lirica.

La città amò alla follia il nuovo teatro, tant’è che quando nel febbraio del 1745 un incendio causato, probabilmente, da una candela rimasta accesa, distrusse il Malvezzi, tutti i cittadini si riunirono in massa di fronte al teatro per assistere alla tragedia. Le cronache raccontano che, per assistere agli ultimi attimi del Malvezzi, accorsero persone dalle province, dai sobborghi: tutti fermi ad osservare prima l’incendio, e poi i lavori di smantellamento. Si tratta della prima testimonianza storica della presenza degli “umarell” sul suolo bolognese!

In ogni caso, in quel momento  il Comune capì l’importanza di un teatro cittadino d’opera. Il “Guasto” valse al Sindaco di Bologna ben 17.000 lire, che pagò al proprietario Don Guido Bentivoglio d’Aragona. La città commissionò così ad Antonio Galli di Bibbiena il progetto per un nuovo Teatro Comunale, più bello, più barocco e più grande del Malvezzi! Nonostante qualche rallentamento sull’approvazione del progetto per mancanza di fondi, nel 1756 iniziarono i lavori e l’inaugurazione avvenne il 14 magio 1763: dopo ben 18 anni!

Teatro d’opera e di storia

Bologna è stato un importantissimo crocevia della storia della musica. Questo per merito del rinomato conservatorio, dove ad esempio andò a studiare Mozart, ma anche grazie al Teatro Comunale. Rossini, ad esempio, frequentò la città diverse volte per vedere allestite le sue opere al Teatro Comunale.
Giuseppe Verdi, invece, che lavorava nei pressi di Modena, e si recava spesso a Bologna per le rappresentazioni del suo rivale, Wagner. Come giustamente si ricorda anche sul sito ufficiale del Teatro Comunale, Bologna, tra gli ultimi dell’Ottocento e i primi del Novecento, era una “città wagneriana”. Questo perché Richard Wagner debuttò al Teatro Comunale con diverse sue opere: LohengrinTannhauserRienzi, L’olandese volante, Sigfrido, Le valchirie, L’oro del Reno, Tristano e Isotta, e il debutto di Parsifal al di fuori del Bayreuth. Ancora oggi, Wagner appare regolarmente sul cartellone del TCBO. Ad esempio è stato riproposto Der fliegende Hollander proprio come spettacolo inaugurale della stagione 2023.

Ciò che rendeva questo teatro così amato dai compositori, infatti, era l’acustica: l’architettura a forma di campana e la costruzione in muratura, infatti, permettono una delle migliori esperienze d’ascolto che ad uno spettatore, in Italia, potesse capitare in teatro, all’epoca (ma anche oggi, se si esclude l’uso dei microfoni…).

Ma il Comunale non è solo un Teatro d’Opera, ma anche un Teatro di storia! Diversi sono gli episodi noti e rilevanti… il più famoso è l’episodio dello “schiaffo”. Nel 1931, il Direttore d’Orchestra Arturo Toscanini si rifiutò di eseguire Giovinezza Marcia reale (due inni fascisti) durante un concerto in memoria di Giuseppe Martucci. All’epoca l’Italia era in pieno Regime, e a presenziare alla rappresentazione c’erano diversi capi fascisti. Per questo motivo venne aggredito e schiaffeggiato da un soldato fascista dopo la rappresentazione, dopo di ché Toscanelli dovette lasciare il Paese. Dopo quell’episodio,  Toscanelli entrò a far parte di quegli artisti che si oppose coraggiosamente al Regime e alla strumentalizzazione dell’arte per la propaganda fascista.

Il Teatro oggi

Il Teatro Comunale oggi è una Fondazione Lirico-Sinfonica e gode di una programmazione prestigiosa, varia e ricca. La zona del Teatro Comunale oggi corrisponde al cuore della zona universitaria. Studenti di ogni facoltà, percorrendo via Zamboni, passano davanti al portico per andare a lezione o a bersi una birra in Piazza Verdi. Il TCBO, infatti, ha tentato negli ultimi anni una vera e propria campagna di “svecchiamento” sia del teatro stesso che delle Opere liriche in generale. Ad esempio l’anno scorso è andata in scena una Madama Butterfly ambientata in una meta orientale per turisti sessuali, una Turandot ambientata nel 2070 e una Bohème ambientata ai giorni nostri. Questo, naturalmente, per attirare i giovani a Teatro. Numerose sono infatti le “riletture” moderne dei classici della lirica che diversi registi hanno messo in scena negli ultimi anni sul palco del Comunale.

 

Da quest’anno, però, sono iniziati dei lavori di restauro della facciata, approfittando dei lavori per rendere il Teatro più “visibile”, più “riconoscibile”, così da attirare ancora più pubblico. Per questa ragione, la stagione 2023 si è spostata a Bologna Fiere: sui social ricorre l’hashtag #temporaryTCBO per far riferimento al padiglione di Bologna Fiere affittato dalla Fondazione. A dire il vero, perfino il Teatro EuropAuditorium (situato sempre in zona Fiere) si è offerto questo inverno di ospitare alcune delle produzioni del Teatro Comunale, in attesa della sua riapertura.

 

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