Secondo voi quant’è vera l’affermazione “Siamo tutti attori. Il mondo è il nostro palcoscenico. La vita, il nostro spettacolo”?
Siamo tutti d’accordo che la maschera sia il simbolo del teatro.
Anche il logo DiverTeatro infatti ha due belle maschere sorridenti in primo piano!
Il teatro è nato nell’antica Grecia, nel VII secolo a.C., durante la celebrazione dei riti in onore del dio Dioniso.
Immaginate: un corteo di ispiratissimi fedeli, guidati dal Corifeo, invocavano a gran voce il dio che, però, doveva essere molto impegnato a bere vino e smaltire sbronze, così le invocazioni dei fedeli non ricevevano mai risposta.
Ad un certo punto, però, un uomo, notando la rassegnazione, il disappunto e la frustrazione dei suoi compagni, indossò una maschera fingendo di essere il dio e cominciò a rispondere alle invocazioni del coro: da questo momento il ditirambo, l’inno in onore di Dioniso, si trasformò, il rito diventò spettacolo e… nacque il teatro greco!
Nel teatro classico greco e romano gli attori indossavano sempre una maschera sulla scena e c’erano maschere precise per ogni “tipo” di personaggio; così sarà pure nella commedia dell’arte nel Seicento.
Il teatro moderno non si serve più delle maschere ma l’attore, anche se si presenta al pubblico con il suo volto, non esprime i suoi sentimenti e i suoi pensieri bensì i pensieri e i sentimenti di un personaggio che potrebbe anche essere completamente diverso da lui; la maschera è virtuale, non più di cartapesta, ma è pur sempre una maschera.
Si potrebbe dunque concludere che il teatro è il luogo delle maschere e della finzione e che si contrappone al mondo reale, luogo della verità e degli uomini veri.
Eppure… se guardiamo la cosa dal punto di vista della “verità” che si contrappone alla “finzione”, la questione non è più così semplice e scontata.
Se per “indossare la maschera” intendiamo fingere di essere un altro, allora sì, possiamo dire che il teatro è il regno delle maschere.
Ma se per “indossare la maschera” intendiamo fingere sentimenti e pensieri che non sono realmente quelli che proviamo, beh!… allora la situazione si potrebbe anche capovolgere: il regno delle maschere e della finzione potrebbe diventare quello della vita reale, mentre il palcoscenico il luogo della verità!
Cerco di spiegarmi meglio: ricordate il titolo della raccolta delle opere teatrali di uno dei più grandi drammaturghi del Novecento, Luigi Pirandello?: Maschere nude.
Maschere nude… titolo curioso, che sintetizza ciò che Pirandello pensava del teatro e del suo rapporto con la vita reale: è nella vita reale che gli uomini sono costretti ad indossare una maschera che, a seconda delle circostanze, può essere di volta in volta diversa.
In teatro, invece, i personaggi tolgono la maschera e si mostrano nella loro eterna “verità”.
Ecco cosa disse lo scrittore in un discorso pronunciato ad un convegno sul teatro nel 1934: “Dando voce a sentimenti e pensieri (…) il teatro propone quasi a vero e proprio giudizio pubblico le azioni umane quali veramente sono, nella realtà schietta e eterna che la fantasia dei poeti crea ad esempio e ammonimento della vita naturale e confusa (…)”.
Che ne pensate? Non sentite anche voi il desiderio, di tanto in tanto, di dismettere tutte le maschere che indossate ogni giorno al lavoro e nella vita sociale ed essere un personaggio “vero” sulle tavole di un palcoscenico?
Se sì, allora ti aspettiamo al nostro corso di teatro!