Sta terminando la settimana di martedì grasso e spesso restiamo incantati davanti alle maschere tradizionali del carnevale, eppure, molto spesso si tende a confondere le maschere del folklore carnevalesco con la “commedia dell’arte”. Questo è un errore da principianti! Ma non temete, questa guida per principianti sulla Commedia dell’Arte vi aiuterà a sfatare tutti i falsi miti ad essa collegata, compresa quella del carnevale!
Commedia dell’Arte: gli stereotipi
La Commedia dell’Arte in Italia ci è stato tramandata tramite le opere di Goldoni, il quale non rappresenta il fenomeno ma la sua fine. La Commedia dell’Arte è arrivata all’apice del suo splendore dalla seconda metà del XVI secolo alla prima metà del XVII. Goldoni invece è vissuto nel XVIII secolo, quando il fenomeno era ormai in decadenza: le sue opere sono un disperato tentativo di salvataggio di quella tradizione geniale. Leggendo le opere di Goldoni, la Commedia dell’Arte è stata mitizzata e idealizzata anche dai romantici dell’Ottocento, quando il teatro viaggiante si era uniformato alle tournée delle compagnie capocomicali. Ed è stato in quel periodo infatti che molte delle “maschere” della commedia dell’arte sono entrate nel folklore carnevalesco che conosciamo oggi, e con loro si sono consolidati anche gli stereotipi che sono arrivati fino a noi nel presente. In questa guida cercheremo perciò di fare un po’ di chiarezza. Vediamo cosa c’è di vero in tutto questo!
“La Commedia dell’Arte è un tipo teatro comico”
Falso!
Il termine “Commedia”, in questo caso, indica un termine che vuol dire “Teatro”, nell’accezione di teatro viaggiante. Mentre “Arte”, vuol dire “Mestiere”. Con la Commedia dell’Arte infatti assistiamo alla nascita del professionismo teatrale strutturato in compagnie di comici viaggianti. Il 15 febbraio 1545, a Padova, infatti, viene registrato e firmato da degli attori che intendono formare una “fraternal compagnia” per spostarsi “di loco in loco” al fine di guadagnare denaro.
Commedia dell’Arte era quindi il modo con cui si era soliti definire, al tempo, il teatro dei professionisti. Un teatro viaggiante, praticato da attori sotto contratto in cambio di una retribuzione concordata. Questo opposto al teatro “statico” degli amatoriali che recitavano per diletto nelle corti reali.
Sebbene il loro repertorio fosse tendenzialmente comico, i comici dell’Arte decidevano il proprio repertorio sulla base del loro pubblico, e spesso quando si esibivano per gli aristocratici portando in scena anche delle tragedie.
“La Commedia dell’Arte era basata sull’improvvisazione!”
Vero!
Che cosa intendiamo però per improvvisazione? Di certo, i comici professionisti non salivano sul palco e inventavano dal nulla! Quello che intendiamo con improvvisazione è che questi attori non avevano dei copioni da imparare a memoria, ma dei canovacci. Cos’è un canovaccio? Il canovaccio è la “struttura” di una trama su cui poi i comici andavano ad improvvisare le loro performance. Decisa la trama dello spettacolo, ogni attore aveva un repertorio di battute, dialoghi, scene, legate ad un personaggio, che andava a combinare con il repertorio di un altro attore che invece si specializzava in un altro personaggio. Questo portava alla creazione di scene di cui questi autori erano attori e autori, e avveniva prima della rappresentazione. Ad esempio Isabella Andreini (una delle più importanti attrici di Commedia dell’Arte) aveva un suo taccuino in cui si appuntava tutto il suo repertorio. Oltre a dialoghi teatrali e “cavalli di battaglia”, c’erano anche poesie e canzoni: era anche una poetessa e una compositrice, perciò.
Insomma, di questi spettacoli ben poco era improvvisato dal nulla; ogni tanto capitava di improvvisare soprattutto quando gli attori interagivano con il pubblico.
“I Comici dell’Arte recitavano tutti con le maschere”
Falso!
O meglio, è parzialmente vero! Perché non tutti indossavano la maschera. Abbiamo visto che il repertorio di un attore si basava sullo studio di un personaggio “tipizzato”. Ad esempio Isabella Andreini, che abbiamo nominato prima, si specializzò nel personaggio dell’Innamorata. Essendo un personaggio “giovane”, l’Innamorata solitamente non indossava una maschera, così come la sua controparte maschile: l’Innamorato. Anche i personaggi femminili non indossano la maschera, quindi anche le Servette come la famosa Colombina. Le attrici infatti normalmente non portavano mai la maschera.
Allora chi portava le maschere?
I personaggi dei “vecchi”, quindi per fare un esempio Balanzone (il dottore di Bologna), i servi (come Arlecchino o Pulcinella), i padri anziani (Pantalone) o i soldati (Capitan Fracassa). La ragione per cui si indossavano le maschere era semplicemente stilistica, per rendere questi personaggi più grotteschi e comici. In effetti, ci sono riusciti se ancora oggi li troviamo divertenti! Tuttavia, sebbene questi siano proprio i personaggi che sono poi entrati nel folklore carnevalesco con più dirompenza, ball’inizio il mascheramento degli attori non aveva niente a che fare con il carnevale. Anzi, i Comici dell’Arte lavoravano in tutti i periodi dell’anno, e in diversi luoghi, in quanto essere attori era il loro lavoro.
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