Buongiorno a tutti!
Spero vi stiate godendo questa estate 2019 tra mare, montagna, viaggi di varia natura e, soprattutto, amici e famiglie.
Ne approfitto oggi per lanciarvi una sfida… siete curiosi di sentire quale?
…Trattenete ancora un po’ la vostra curiosità, tra poco vi dirò 😉
Intanto lasciatemi fare una riflessione che spesso mi è capitato di fare e che, di nuovo, ieri sera, si è affacciata alla mia mente. Mi sono trovata, infatti, ad una cena con i miei ex-compagni di liceo e tra una infornata di pizza ed un’altra, tra un bicchiere di vino e uno di birra, ci sono stati diversi momenti in cui la conversazione ha preso delle pieghe a dir poco teatrali. Sembrava a tratti di trovarsi immersi ora in un’opera di Pinter, ora in una situazione da teatro dell’assurdo di Ionesco, ora in un film di Checco Zalone!
E ho sentito la mancanza di un bel block notes e una penna… a prendere appunti ne sarebbero venuti fuori infiniti spunti per delle situazioni teatrali davvero divertenti. Che ad immaginarle, magari, farei fatica.
Ma a prescindere da ieri sera in particolare, in cui io stessa sono stata protagonista di lunghe e articolate conversazioni piene di teatralità, spesso e volentieri nelle mie frenetiche giornate, mi sono trovata ad assistere, da spettatrice, a una moltitudine di piccole e brevi scene cariche di comicità. Alla fermata dell’autobus o in fila al supermercato o camminando per le strade della città o sulle scale del mio palazzo… insomma ovunque e in qualunque momento, aprendo occhi e orecchie, si potrebbe attingere e prendere spunto dalla vita che ci circonda per poi sfruttare nel teatro in diversi modi questa ricchezza: nel lavorare un personaggio, nello scrivere un testo o un racconto, nell’inventare situazioni sceniche che sembrerebbero assurde, ecc…
E qui arriva la sfida che vi lancio: durante questo mese di agosto provate a fissare nella vostra mente almeno una situazione a cui avete assistito o un personaggio che avete incontrato che vi è sembrato particolarmente buffo e assurdo e provate a costruirvi una scena teatrale dialogata di circa 5 minuti o un brevissimo racconto divertente di poche righe o una barzelletta o una freddura. E poi condividetela con noi qui sotto!
Per cominciare, inizierò io con la mia:
Un piccolo paese siciliano sul mare. E’ da poco sorto il sole. I pescatori rientrano al porto dopo una lunga notte di pesca e cominciano a scaricare le casse del pesce appena pescato: alcune verranno portate nelle pescherie del paese che stanno per aprire, altre vengono già congelate per essere trasportate molto lontano, poche altre non usciranno mai dal porto: avidi paesani, ghiotti di pesce, sono già sul molo per accaparrarsi il freschissimo pesce, prima degli altri, direttamente dal produttore alla loro tavola!
Un pescatore sta sistemando diverse casse, colme di gamberi, sulla sua ape (‘a lapa, nel dialetto siciliano). Grande pesca di gamberi per lui questa notte! Ora è pronto per partire, con le decine e decine di casse ben fermate da corde sapientemente annodate al cassone dell’autoveicolo.
La mia attenzione si sposta sui compratori che contrattano con i pescatori sul prezzo del pesce (è un’antica usanza, alla quale i siciliani sono molto legati e della quale non potrebbero fare a meno. Una vera e propria arte, un rito da cui non si può e non si deve prescindere, in questo gioco di compravendita alle prime luci dell’alba).
Vengo improvvisamente distratta da una voce che, in quella atmosfera ancora rarefatta, urla “Signore! Signore!”. Nel tono della voce si percepisce una urgenza quasi disperata. Una piccola, buffa donnina, che poco prima non avevo neanche notato, sta inseguendo a più non posso l’ape carica di gamberi, in alto il braccio destro, nella mano regge qualcosa… Il pescivendolo si ferma e si affaccia dal finestrino. La donna, stanchissima per la breve ma intensa corsa, lo raggiunge e con un certo orgoglio, sicura di star facendo la cosa giusta, dice a voce alta, come per assicurarsi che tutti si accorgano di quel suo gesto coraggioso e carico di altruismo e integrità morale: “Ha perso questo!”. Porge dunque all’uomo un piccolo gamberetto che tiene stretto tra le dita, come fosse un trofeo.
Indescrivibile la faccia allibita dell’uomo che, tra lo stupore e la confusione, prende il gamberetto e si limita a dire un timido “Grazie”. Riparte. La donna ha ora sul viso una espressione decisamente soddisfatta.
Larga la foglia
Stretta la via
Dite la vostra
Ch’io ho detto la mia