Si dice che per essere i più bravi si deve imparare dai migliori. Ricordiamo così, ad un mese dalla sua scomparsa, alcuni dei più preziosi insegnamenti dell’unico, inimitabile mattatore della scena italiana, Gigi Proietti.
Sorriso sornione, maschera profondamente malleabile a seconda del registro da mettere in scena e del personaggio (tragico o comico) da interpretare, Gigi Proietti negli anni ’70 inventa un vero e proprio genere, una novità assoluta per l’Italia teatrale del tempo, gli one man show.
In essi Proietti è attore, cantante, mimo, affabulatore indiscusso. Esprimendo la sua poetica di contaminazione teatrale capitanata dall’ironia, egli dà prova che un fuoriclasse, sul palco, non ha bisogno di nessun artificio che non sia il suo corpo e la sua voce.
Ricordiamo i più belli, quelli che hanno contribuito a rendere l’attore romano un grande esempio, quelli che hanno reso celebri alcuni dei personaggi più amati dal pubblico italiano.
A me gli occhi please! (1976)
Io, Toto e gli altri (2002)
Cavalli di battaglia (2015)
Dicitore, cantante, intrattenitore, maschera televisiva, prosatore, conferenziere, Proietti veste i panni in crinolina di Mirandolina come quelli dei personaggi dell’antica Roma, mischiando fra loro dialetti, stili, generi, in un unico entusiasmante calderone spettacolare.
Come dimenticare Amleto alla lezione di sesso, la canzone delle cose morte di Petrolini passando per le maschere esilaranti di Pietro Ammicca, Toto e la saùna e il vecchietto delle fiabe? Per non parlare delle divertentissime e famosissime barzellette che hanno fatto ridere una generazione dopo l’altra?
“Ringraziamo Iddio, noi attori, che abbiamo il privilegio di poter continuare i nostri giochi d’infanzia fino alla morte, che nel teatro si replica tutte le sere”
Dunque, se è vero che dai migliori c’è solo da imparare, quale migliore occasione di attingere all’immenso repertorio teatrale, cinematografico e televisivo del grandissimo (indimenticato) Gigi Proietti?