L’articolo di oggi è un po’ noir: parliamo di crimini avvenuti a teatro! Il teatro è sempre stato un luogo di rappresentazione di tragedie: sia in scena che dietro le quinte… o in platea! Ecco alcune delle tragedie più famose realmente accadute a teatro.
La morte di Molière sul palcoscenico
La tragedia “dietro le quinte” più famosa nella storia del teatro è indubbiamente quella del drammaturgo e attore comico Jean-Baptiste Poquelin, in arte Molière. Dal 1641 Molière aveva fondato una compagnia teatrale, l’Illustre Theatre, che si occupava di portare in scena i suoi testi. Queste opere di natura comica e farsesca riprendevano i personaggi e gli schemi della Commedia dell’Arte: genere molto diffuso e apprezzato in Francia, specialmente presso le corti.
Tra le opere di Molière, quella che si ricorda più vividamente è Il malato immaginario. Il protagonista dell’opera, impersonato in primo luogo da Molière, è Argante, un vecchio ipocondriaco che vorrebbe dare in sposa sua figlia al figlio di un rinomato medico di Parigi. Quando Molière portò in scena questo spettacolo per l’ultima volta, tuttavia, le sue condizioni di malato non erano nient’affatto immaginarie: infatti, da tempo soffriva di tubercolosi.
Il 17 febbraio 1673 durante la messinscena de Il malato immaginario, infatti, si sentì male. Si dice che indossasse un costume verde, e che il pubblico non capì subito cosa stesse succedendo, credendo che Molière stesse recitando. Alcuni dei suoi compagni di scena, credettero probabilmente che stesse improvvisando… e gli tennero il gioco cercando di portare a casa la replica.
Tuttavia, il malore fu fatale, e Molière dovette abbandonare la scena. Morì quella notte stessa, tra le braccia di due suore che lo avevano riaccompagnato a casa.
La tragedia di Molière entrò a far parte della memoria mitica e romantica legata al mestiere dell’attore. Molte leggende e superstizioni sono nate da questa vicenda: la prima, la convinzione negli attori francesi che indossare un costume verde, a teatro, porti sfortuna. In secondo luogo, si diffuse la leggenda che Molière fosse morto soffocando nel tentativo di non ridere alle sue stesse battute.
L’assassinio di Abraham Lincoln
L’evento si contestualizza nel corso degli ultimi mesi della guerra civile americana: il presidente degli Stati Uniti d’America, Abraham Lincoln, viene sparato durante uno spettacolo teatrale il 14 aprile 1865 da un simpatizzante confederato. L’assassinio fu pianificato e condotto da un attore che Lincoln era andato a vedere diverse volte a teatro, John Wilkes Booth.
Già diverse volte il presidente aveva visto Booth a teatro, e più di una volta aveva mandato messaggi e lettere di ammirazione indirizzate all’attore, invitandolo addirittura alla Casa Bianca. Booth, tuttavia, essendo fortemente in contrasto con le idee unitariste di Lincoln, aveva sempre evitato di rispondere.
Dopo già un agguato non riuscito in occasione di un altro spettacolo, il 14 aprile 1865 al Ford’s Theatre di Washington, durante l’opera Our American cousins, una commedia di Tom Tailor, Booth sparò a Lincoln dentro il suo palchetto. Booth infatti non recitava quella sera, ma conosceva molto bene l’opera, tanto da riuscire a mascherare il suono dello sparo con il vociare del pubblico e le risata durante quello che era il monologo comico più spassoso del protagonista, Asa Trenchard, interpretato quella sera dall’attore Harry Hawk. Lincoln infatti stava ridendo a crepapelle, nel momento in cui venne ucciso.
Booth sparò al presidente in testa, ma non morì sul colpo. Il Maggiore Rathborne, che quella sera accompagnava Lincoln a teatro insieme a sua moglie, cercò di fermare Booth e nello scontro fisico l’assassino cadde oltre il parapetto e precipitò sul palco, rompendosi una gamba. Il pubblico sul momento, riconoscendo il noto attore, rise, credendo che in qualche modo la caduta fosse parte della commedia. Dal palchetto, Clary Lincoln e la moglie di Rathborne urlarono: “Fermate quell’uomo!”, e solo allora il pubblico capì che non faceva parte della farsa.
Si scatenò il panico generale, mentre alcuni uomini iniziarono a inseguire Booth per catturarlo. Tuttavia, Booth, nonostante la gamba rotta, riuscì a scappare, uscire dal teatro, prendere un cavallo e fuggire in Maryland. Sebbene Lincoln morì solo alcune ore più tardi, i testimoni descrissero l’espressione del Presidente come estremamente in pace e sorridente: come di chi chi sta guardando una dilettevole commedia a teatro…
Il lampadario dell’Opéra di Parigi
Nella prefazione del suo romanzo Il fantasma dell’Opera, Gaston Leroux spiega che la vicenda s’ispira da un fatto di cronaca realmente accaduto, a metà strada tra la leggenda e la realtà. Per ora, ci concentreremo sulle tragedie realmente accadute: per la parte “leggendaria”, del resto, basterebbe guardare uno dei tanti film che creati su questo soggetto, o una delle rappresentazioni teatrali. Il musical del Fantasma dell’Opera di Andrew Lloyd Webber, infatti, debutterà il 4 luglio per la prima volta in Italia, e sarà finalmente possibile vederlo!
Il 28 ottobre 1827 ci fu un incendio all’Opéra Le Petilier. Tra le vittime, vi fu una ballerina, fidanzata ad un pianista di nome Ernest, con il quale si sarebbe dovuta sposare poco dopo. Durante l’incendio, il pianista resta sfigurato in volto, e dopo la tragedia, sparisce dalla circolazione. Secondo la leggenda, Ernest si sarebbe rifugiato nei sotterranei dell’Opéra Garnier e avrebbe perseguitato, come un fantasma, il suo pubblico e i suoi dipendenti. Questo avvalorato dal fatto che 1907 si ritrovò un cadavere nei sotterranei del grande teatro che si pensava appartenere a Ernest.
La leggenda del fantasma dell’Opera è tra le più famose al mondo, poiché sono state attribuite ad Ernest le più grandi tragedie della storia dell’Opéra: morti di ballerine, tecnici impiccati… e lampadari caduti!
Il 20 maggio 1896, infatti, durante una rappresentazione del Faust, il lampadario dell’Opéra cadde e uccise una donna seduta al posto numero 13. La vittima, tra l’altro, era anche lei un’impiegata dell’Opéra: una portinaia a cui avevano regalato un biglietto dopo una disdetta. Era la sua prima volta a teatro… e anche l’ultima! A buon ragione, il 13 ad oggi è il posto “sfortunato” del teatro.
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